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L’invecchiamento tra depressione e perdite: come sostenere l’autonomia dell’anziano?

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L’invecchiamento tra depressione e perdite L’invecchiamento tra depressione e perdite

L’invecchiamento si caratterizza per modificazioni fisiologiche e riequilibri funzionali ai quali la persona deve far fronte. La comparsa di malattie croniche, pur non essendo sempre invalidanti, può influire sulla funzionalità e sullo stato generale di benessere.

Gli incidenti e fratture in età avanzata, molto spesso a causa di una caduta, sono relativamente frequenti. Tutti questi fattori contribuiscono a ridurre il potenziale biologico della persona anziana causando varie forme di fragilità.

La fragilità è definita come una riduzione delle riserve di cui l’individuo dispone e che lo rende più vulnerabile all’ambiente e meno idoneo a gestire alcuni compiti della quotidianità (De Beni & Borella, 2015). Per esempio, in seguito ad una caduta, potrebbe generarsi una spirale di eventi negativi: l’anziano perde la propria autonomia, è costretto a dipendere dal proprio caregiver, rimane immobile e può sviluppare un quadro depressivo.

L’incremento della fragilità non si traduce necessariamente in disfunzione o in malattia ma suggerisce di prendere maggiori precauzioni. Rispetto al giovane adulto, l’elevata incidenza di malattie neurologiche ed internistiche in età avanzata aumenta la probabilità che l’anziano sviluppi un quadro depressivo di tipo secondario, piuttosto che primario.

Come si manifesta la depressione nella persona anziana?

Anche se l’opinione comune ritiene che la depressione aumenti con l’età, i dati epidemiologici mostrano che la maggior parte delle persone anziane, nonostante la presenza di cambiamenti e perdite associate all’età, riporti di essere soddisfatta della propria vita.

La psicopatologia, nell’invecchiamento, assume caratteristiche peculiari. Non sempre è possibile tracciare una linea di demarcazione tra i disturbi puramente fisici e quelli di natura psichica. In linea generale, la sintomatologia depressiva di un anziano si sviluppa in relazione ai cambiamenti che caratterizzano l’avanzare dell’età a livello fisiologico-biologico (modificazioni del ritmo sonno-veglia, perdita di energia e di appetito), psicologico (percezione del tempo di vita limitato) e cognitivo (alterazioni delle abilità cognitive). Inoltre, spesso, prevalgono i sintomi somatici (dolore, stipsi, insonnia etc. …) e quelli relativi sfera psicoaffettiva (eccessiva tristezza, senso di colpa, labilità emotiva).

La variabilità costituisce una caratteristica essenziale nell’invecchiamento: l’espressione dei sintomi clinici comuni del quadro depressivo variano sulla base di aspetti personali e vissuti del malato. Ogni patologia depressiva nasconde o svela il volto di un malato, di una persona, da riconoscere e comprendere (Cesa-Bianchi, 2001).

Oltre a fattori di rischio legati alla presenza di una o più patologie fisiche, anche i fattori socio-ambientali e psicosociali possono favorire l’insorgere di sintomi depressivi nell’invecchiamento. Per esempio, l’istituzionalizzazione sembra avere un forte impatto nello stato dell’umore dell’anziano: la prevalenza di depressione in anziani istituzionalizzati è maggiore rispetto a quella di anziani che vivono in comunità. Le diminuite possibilità di controllo sull’ambiente promuovono nell’anziano uno stato di demotivazione, sentimenti di insicurezza con conseguente ritiro sociale.

L'importanza di sentirsi ascoltati

È importante ricordare che anche gli anziani con problemi di salute e con un ridotto livello funzionale hanno la necessità di comunicare i motivi del loro malessere, il loro dolore e le loro paure. Allo stesso tempo, amano raccontarsi, esprimere e condividere ciò che pensano. Ovviamente, nel caso in cui sia presente un deterioramento cognitivo, il linguaggio della persona sarà da interpretare.

Ascoltando ed interagendo con un anziano lo si aiuterà il più possibile a tutelare le abilità di integrazione che permettono di dare un senso coerente alla propria persona (identità). Sarà possibile guidarlo nella coesione dei molteplici episodi e significati della sua esperienza.

L’anziano, specialmente in condizioni di sofferenza psichica ha l’esigenza di essere ascoltato e compreso. Il riconoscersi e il sentirsi riconosciuto come persona, è un bisogno imprescindibile perché significa non perdere gli attributi di persona. Non capita raramente che l’anziano, pur consapevole che le sue sofferenze potrebbero essere dovute alla depressione, eviti volutamente di parlarne per vergogna e paura di confermare lo stereotipo negativo legato a questa sintomatologia (malato immaginario) (De Beni & Borella, 2015).

Come sostenere l’autonomia?

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L’anziano vive in un ambiente per molti aspetti controllato da altri (figli, badanti, operatori sanitari) quindi, il fatto di poter esercitare il controllo anche su un singolo aspetto può favorire un maggior livello di benessere perché fa sentire utili e con uno scopo.

L’esercizio del controllo è fondamentale perché rende l’anziano maggiormente pronto a prendersi cura di sé, a reagire positivamente agli eventi stressanti, ad individuare ambiti e situazioni in cui, nonostante i cambiamenti nella funzionalità, può sperimentare un senso di realizzazione e di utilità. Praticare l’autoefficacia significa avere la percezione di possedere le risorse per fronteggiare una situazione in cui ci si trova.

È importante offrire spazi di scelta e sostenere l’impegno a scegliere. Infatti, questi fattori consentono di sperimentare l’esercizio del controllo su se stessi. Essere sostenuti da messaggi di fiducia e che valorizzano l’impegno a scegliere obiettivi sfidanti è di beneficio per tutti, anche per le persone anziane.

È fondamentale che l’anziano sia inserito in un ambiente che sostiene e promuove l’autonomia, valorizzando l’impegno. A tal proposito, è consigliabile non sostituirsi alla persona anziana. In alternativa, si possono suggerire strategie di risoluzione efficaci, in modo tale che l’anziano possa sentirsi competente nelle azioni di vita. Per questo si dovrebbero evitare paragoni, messaggi svalutanti o evitare di porre l’attenzione su abilità perse che prima erano presenti.

Fonti:

Cesa-Bianchi, M. (2001). Presentazione. In I. Simeone, L’anziano e la depressione. (VII-VIII). Milano: CESI

Cristini, C., Belloni Sonzogni, A. (2021). Psicopatologia e invecchiamento. In Cesa-Bianchi M. (a cura di). Ricerche di psicologia Vol. 44(1). Milano: Franco Angeli.

De Beni, R., Borella, E. (2015). Psicologia dell’invecchiamento e della longevità. Bologna: Il Mulin

Venerdì, 18 Febbraio 2022